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I veri appassionati di motorismo non dovrebbero fare distinzioni tra una forma e l’altra di competizione, nè, tantomeno, affidarsi a quell’artificiosa divisione che separa il motorismo “classico” od “ortodosso” da “le altre forme”, le quali dovrebbero essere (a detta dell’ideatore della classificazione) “non ortodosse”. Inutile sottolineare che anche lo hot rodding dovrebbe essere non ortodosso...

I cultori di motorismo italiano, per la precisione quelli con i capelli bianchi, dovrebbero ricordare che durante gli anni trenta e quaranta del secolo scorso circolavano due leggende: la meno nota cita uno “hot rod” italiano, ottenuto da un nobile gentleman driver, in quel della Toscana, trapiantando un dodici cilindri Maserati su un camioncino Fiat 1500 (con carrozzeria modificata). La seconda “storia” si riferisce al famosissimo “rettifilo di Terracina”.

Tale definizione si applicava ad un tratto della Statale n. 7 “Appia” dopo Cisterne di Latina fino a S. Silviano: quattordici chilometri di statale “dritti come un fuso”, come si diceva all’epoca. Su tale “dritto”, nottetempo ed in totale clandestinità, molti possessori di Gran Turismo” pare avessero l’abitudine di verificare la velocità massima raggiungibile dal loro gioiello motorizzato ed abbondantemente messo a punto per l’occasione. C’è chi parlava di scommesse, chi altro di incidenti faticosamente camuffati: è un fatto non assodato, una “leggenda metropolitana” della quale sono venuto a conoscenza prima di scoprire lo hot rodding. Non mi sono stupito più di tanto: non avendo a disposizione “immortal flathead” nè superfici di laghi preistorici prosciugati “si fa quel che si può, con ciò che c’è”, soprattutto quando mancano le piste e chi possa, voglia e debba creare “competizioni organizzate”.

90 miglia a nord di Las Vegas, in una zona scarsamente popolata, tra le cittadine di Lund e Hiko, in pieno deserto, esiste un rettifilo lunghissimo sulla Highway 318: ben 92 miglia (148 chilometri!) vengono sfruttate per la gara, controllata dalla Vintage Racing che è riuscita ad avere l’approvazione del Nevada Department of Transportation (Ministero dei Trasporti) e del Nevada State Highway Patrol (Polizia Stradale). Il rettifilo veniva chiuso al traffico un solo giorno all’anno (fine Settembre) e chiunque intendesse controllare le prestazioni della propria vettura poteva iscriversi e prendere il via. Aerei, postazioni radio, servizio sanitario, telemetri e teams di cronometristi assicurano che le velocità raggiunte vengano certificate al fine di accrescere l’orgoglio dei drivers, in clima di totale sicurezza. L’iniziativa ha avuto tale successo che oggi alla data di Settembre se ne è aggiunta un’altra, in Maggio.

Accanto a questa iniziativa denominata “Silver State Classic Challenge”, la “Open Road Racing. com” organizza i tre eventi di cui si possono vedere i logo in alto: altre competizioni del tutto simili alla prima, sempre disputate su strada chiusa, per l’occasione, al traffico, sempre con lo scopo di permettere a gentleman drivers di raggiungere la massima velocità con la propria auto, su strada.

Vigono diverse classificazioni a seconda degli Eventi, ma assicuro che è possibile vedere hot rods, vetture classiche, moto, belly tanks e roadsters più usuali sui Bonneville Salt Flats in clima di totale libertà coniugata alla più rigorosa sicurezza.

Mi domando se i numerosi tratti di strade ed autostrade “incompiute” non potrebbero essere utilizzati, anche in Italia, per competizioni regolarmente autorizzate, del tutto simili a quelle...

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