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Come precisato in Definition, lo hot rodding è, in gran parte, un modo di ragionare messo inconsapevolmente in atto dagli hot rodders; ma è anche, per convenzione, un modo di definire alcune attività motoristiche, in qualche caso di tipo sportivo.

Ripeto ancora che nessun hot rodder affermerà, mai, di praticare lo hot rodding: sarà un drag racer, un customizer, un biker o un driver del turning left, a seconda della sua attività preferita o della sua specializzazione.

Ciònonostante è abbastanza frequente ritrovare in articoli e testi il riferimento allo hot rodding, perchè, in un certo senso, si vuole indicare con precisione  quel mondo che si distingue dal motorismo classico per diversa filosofia, più pronunciato desiderio di divertimento ed una certa dose di anticonvenzionalità. In questo senso hanno ragione gli Autori americani che pensano di poter definire lo hot rodding come l’insieme di attività praticate dagli hot rodders, ma chi non conosce nè l’uno, nè gli altri, ha bisogno di una migliore delimitazione dei confini.

Serve quindi sapere quali attività, e perchè, rientrano nello hot rodding. Innanzitutto si deve precisare che lo hot rodding è “sempre” comprensivo di sole attività legali e legalizzate: nello scorrerne la storia si capirà che questo è stato l’obbiettivo primario di chi ha provato, proposto e successivamente organizzato nuove attività.

Street-rodding: tutto ciò che si può fare con un veicolo su strada aperta al normale traffico. Inutile aggiungere che lo hot rodder ha inventato anche il “cruisng”, l’andirivieni lungo una strada, meglio se molto frequentata, lungo la quale, a bassa velocità, esibire la propria creatura affinchè la gente possa apprezzare linee, colori, cromature e rumori, altrimenti non godibili in una semplice esibizione statica.

Shows: in apparente contraddizione con lo street rodding, lo show nasce (nel 1948) come esibizione statica ed organizzata di hot rod e custom cars a totale beneficio del pubblico in genere: con la suddivisione in categorie (mild, semi, full e radical customs) nei primi anni sessanta lo show era, nel medesimo tempo, un modo per laurerare le opere migliori ed un veicolo promozionale per diffondere la car-culture in strati sempre più ampi della popolazione.

Cruises e Tours: il primo raduno di veicoli modificati che abbia preteso e verificato la guidabilità su trada aperta al traffico dei veicoli partecipanti, fu organizzato nel 1972, dalla rivista Car Craft. Prima di questo Event molte crociere di hot rods e custom cars erano organizzate dai Clubs come gite domenicali fuoriporta, addirittura con la scorta della Polizia di Stato e di Contea. Il successo dei primi Street Nationals (1972) ha segnato la way-to-go per gli anni successivi, arrivando a contare più di ventitremila veicoli radunati in un singolo sito (Springfield, 1993): successivamente il desiderio di partecipare a questo tipo di manifestazione, che unisce la capacità di raggiungere la sede dell’ adunata finale alla soddisfazione di esibirsi in un ambiente unico, ne ha permesso la proliferazione in ogni dove. Anche in Europa ed in Italia iniziano a diffondersi i Raduni di american cars.

Solo-racing: si tratta di un’attività stradale sui generis. Nata come prova di guida durante lo sviluppo degli street-national, ha preso piede come disciplina autonoma, regolamentata dalla S.C.C.A. E’ l’evoluzione moderna dello “slalom” conosciuto in Europa, con la non trascurabile differenza di essere generalmente organizzato non su strada ma in ampi spiazzi o località ove gli Organizzatori possono sbizzarrirsi nel creare prove di abilità (guadi, parcheggi in retromarcia, curve di ogni tipo e tratti in accelerazione o velocità).

Flying Mile: grazie alle larghissime e lunghissime strade ed autostrade di certi Stati, un tratto rettilineo, lungo da venti ad ottanta miglia, può essere chiuso al normale traffico, almeno una volta l’anno per utilizzare le due corsie quale pista per le alte velocità. Questo tipo di evento non è molto conosciuto, ma è frequentato da almeno duecento partecipanti per volta con vetture che non sono precisamente molto diffuse: si parte dalla Corvette altamente modificata per arrivare alle Ferrari e Lamborghini (anche d’epoca). Lo scopo dichiarato è il raggiungimento della più alta velocità possibile, su strada, su un tratto rigorosamente cronometrato, di solito lungo un miglio esatto.

Drag Racing: molti lo considerano la naturale evoluzione delle prove sui laghi salati, ma si tratta di Gare e Campionati di accelerazione, con partenza da fermo, per coppie di vetture o motocicli, sulla distanza di un quarto di miglio (m. 402,336). La cosa più interessante della drag race è la successiva eliminazione dei “perdenti” per arrivare a proclamare un Top Eliminator, il vincitore assoluto del torneo. Se volete, esattamente come ai Mondiali di Calcio.

Drag Boating: accelerazione in acqua. E’ la copia fedele della drag race terrestre disputata in acqua, generalmente Stadi acquatici o laghi e bacini artificiali presenti in molti Stati. L’aspetto più eclatante del drag boating è costituito dalle velocità che piccole imbarcazioni (sei metri di lunghezza) possono raggiungere in soli quattrocento metri con partenza (quasi) da fermo: si superano agevolmente, oggi, i trecentocinquanta chilometri l’ora!

Bikes: motociclette. La parte del leone è appannaggio della Harley Davidson e della sua politica commerciale: offrendo un prodotto di qualità e favorendone la personalizzazione, ha in pratica prolungato i progetti di Henry Ford fino ai giorni nostri. Non mancano i prodotti di altre Marche europee ed orientali, naturalmente, anzi sono proprio i Costruttori giapponesi ad aver reintrodotto le moto nella drag race, ad esempio. Le moto Chopped (vedi Easy Rider con Peter Fonda) costituiscono il seguito di “The Beast” di Chet Herbert, il primo motociclista che per tre stagioni consecutive mortificò le 4Ruote in accelerazione

Bonneville: un sito inospitale ignorato dalla maggioranza qualificata degli appassionati di motorismo. Dove, a dispetto di ogni possibile opinione personale, si sono raggiunti e superati i 650 km/h con un motore a combustione interna. Nel 1965. Una sola settimana l’anno, alla fine di Agosto. Qui sopravvive il vero ed insostituibile spirito dello hot rodding. Premio: un berretto rosso (altrimenti irreperibile) se si riesce a superare la barriera delle 200 mph (320 km/h). Non è facile come potrebbe sembrare.

Turning Left: oppure Oval Tracking o Circle Tracking. Ufficialmente definito dagli addetti ai lavori europei uno sport motoristico nel quale “si sterza solo a sinistra” oppure “il moto delle lame di un frullatore, visto da dentro” che può provocare “solo mal di testa”, è nato nel 1896 e vanta decine di migliaia di piloti licenziati senza bisogno della dote di uno Sponsor, è caratterizzato da sorpassi ad ogni giro e conta circa settanta milioni di spettatori in pista più sette milioni e mezzo in TV (come dire? Un americano su quattro). 1000 impianti e migliaia di gare l’anno. Si inizia all’età di cinque anni. La gara più famosa: Indianapolis 500.

Off Road: letteralmente fuoristrada. Ma il 4WD non è usato per far spesa il sabato pomeriggio. Dai percorsi appositamente studiati per mettere a dura prova anche il mitico Hummer, alla scalata di dune di sabbia con pendenza del 45% fino alle gare in salita su sterrato vero lunghe 20 chilometri come la Pike’s Peak.

Air Racing: sport d’elite per milionari. E’ inutile negarlo. Un Mustang P 51 restaurato con un Allison sovralimentato ed iniezione d’acqua che vola a cento metri da terra ad oltre seicento all’ora, attorno ad una dozzina di piloni, opposto ad uno Spitfire o ad un Corsair, non è esattamente un fatto ordinario, nè può svolgersi ovunque. Reno, Nevada, a (relativamente) poca distanza dai Bonneville Salt Flats: un caso?

Tractor Pulling: pare sia nato nel Mid-West all’epoca della colonizzazione degli States. Trae ispirazione dalla prova di Buck, il cane da slitta co-protagonista del romazo di Jack London “Il Richiamo della Foresta”. Un trattore, un rimorchio molto particolare e due uomini su cento metri scarsi di terra. Non facile come potrebbe sembrare. Praticato anche in Europa ed in alcune Regioni a vocazione agricola dell’Italia contemporanea.

Monster Trucks: il wrestling del motorismo americano. Big Foot, il progenitore di questa dinastia destinata all’ indoor, manifestazioni al coperto, è arrivato alla diciassettesima generazione, se non sbaglio. Ditemi che è un fenomeno passeggero, anche se sbarcato in Italia soltanto nella primavera del 2006.

Suggerimento: a livello personale considero fuori dalla possibiltà di essere incluso nello hot rodding, soltanto il trasporto ferroviario. Come è chiaro, scorrendo l’elenco qui sopra, tutti gli altri mezzi di trasporto sono stati, in varia misura, contagiati dal germe dell’elaborazine estetica e meccanica. Non è però detto che un paio di cerchi cromati od un motore elaborato autorizzino l’inclusione del mezzo in questione nello hot rodding, del tutto automaticamente.

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