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Mr. Bob Chandler, agli inizi negli anni settanta, era un appaltatore edile residente a Sant Louis, Missouri, ed aveva una certa dimestichezza con i mezzi da cantiere. Per uso personale aveva scelto un Ford F-250 a quattro ruote motrici che usava anche nei week-ends, con la famiglia, per il classico pic-nic fuori città.

La manutenzione e le riparazioni del Ford, quando necessarie, risultavano piuttosto complicate: Mr. Chandler scoprì che nell’intero Mid-West non esisteva un centro di servizio od un venditore di pezzi di ricambio per i veicoli 4x4.

Fiutando la possibilità di un business, Bob, con l’aiuto della moglie Marylin e dell’amico Jim Kramer, fondarono, così, il “Midwest Four Wheel Drive & Performance Center”.

Il Ford F-250, ancora usato in cantiere, divenne anche un veicolo promozionale per la nuova attività, godendo di miglioramenti che lo ponevano all’avanguardia, rispetto agli altri fuoristrada: ad esempio, fu il primo pick-up in America a disporre di ruote sterzanti anche al retrotreno.

I primati di “Bigfoot” sono innumerevoli, soprattutto perchè ne sono stati costruiti ben 17 esemplari tra il 1975 ed il 2003, ma la cosa più importante per Mr. e Mrs. Chandler è ovviamente l’aver dato il via al fenomeno “monster trucks” con una serie di idee che a loro volta hanno iniziato varie mode: l’esibizione pagata in Shows (1979), il car-crushing (demolizione di auto, 1981), i confronti “testa a testa” in velocità (1987) “indoor” e l’inclusione nel Guiness nel 2002, come monster truck più grande del mondo, anche se le gomme da dieci piedi (da dumper) erano già state nontate nel 1986.

Il successo in tutti i campi (ivi compresa l’industria ed il commercio di giocattoli e modellini) spinsero, a partire dai primi anni ottanta, un gran numero di imitatori a gettarsi a capofitto nel neonato settore.

Ho definito questo fenomeno come “wrestling dello hot rodding” per un paio di ragioni: come nell’omonima disciplina disputata sul ring, si tratta di vere “esibizioni” che possono anche essere prive di sostanza. Ad esepio non vedo l’utilità del car crushing perchè nessun demolitore di auto impiegherà, mai, sistematicamente, un monster truck per far sparire dal suo junk-yard le montagne di rottami che vi si trovano. Il secondo motivo è semplicemente l’accostamento tra due “esagerazioni” che colpiscono la fantasia e, in un certo qual modo, sfruttano, ad esclusivo vantaggio di pochi, la credulità di molti. Un monster truck è un mezzo da cantiere, evoluto fin che si vuole, mascherato (customized) da “civile”. Men che meno accetto il paragone tra Bob Chandler e Mario Andretti o Donald Garlits, paragone autoproclamato tra le righe di introduzione del sito ufficiale, nella biografia.

Nonostante il mio personale scarso entusismo, devo ammettere che un monster truck è, in ogni caso, un incredibile concentrato di ingenuity e craftmanship (a mio avviso manca del tutto il “trial and error” perchè già praticato nella progettazione dei veicoli da cantiere), ragione per la quale non ho dubbi ad includerlo quale specialità dello hot rodding, pur se con riserva.

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Una parata di “monster trucks”: gli imitatori di “Bigfoot”, ormai, sono innumerevoli.

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Esempio di “car crusching” (demolizione di vecchie auto) che si disputa al coperto, in stadi appositamente attrezzati.

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I monster trucks, ormai, sono un fenomeno di costume invasivo e si cimentano anche nella classica drag race, ovviamente su terra.

Per gli appassionati del genere un buon quarto d’ora di “monster Trucks” in una competizione “free-Style”.

Enjoy, if you like it, a “Free-Style” competition among various MonsterTrucks.

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