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"Includendo me stesso, i piloti non usano abbastanza del loro tempo per leggere le informazioni disponibili. Dedicate il 5% del vostro tempo e l'1% delle vostre risorse finanziarie per creare una libreria tecnica". (Smockey Yunich, CIRCLE TRACK Magazine, Marzo 1988)

"Myself included, racers don't spend enough time reading available information. Dedicate 5% of your time and 1% of your racing budget building a racing library". (written by Smockey Yunick, CIRCLE TRACK Magazine, March 1988)

Chi si accosti oggi allo hot rodding con l’intenzione di comprenderlo incontrerà più difficoltà di chi, come me, ha tentato quarant’anni fa: il fenomeno di costume o le varie discipline che ne fanno parte sono ormai giunti allo stadio “maturo” e si da generalmente per scontato che colui (o colei) il quale (la quale) intende gareggiare in accelerazione, o rendere “custom” l’auto della nonna, sappia che cosa sta facendo.

Premesso che una “Storia dello Hot Rodding” non è mai stata scritta in nessun Paese del Mondo, devo aggiungere anche che un’ Opera del genere richiederebbe una preparazione ed una competenza che poche persone viventi al Mondo possono vantare. Di conseguenza è opportuno che il neofita si procuri le informazioni generali “per quanto disponibili”: questo è il motivo per cui FUNNY CARS by FRANCO CANINA potrebbe venire in (parziale) aiuto.

Ad ogni buon conto le vere e proprie fonti librarie per capire come e perchè è nato un fenomeno chiamato hot rodding sono due, di basilare importanza, e, quindi, irrinunciabili.

“The Hot Rod Story” di Dan Roulston, un giornalista, è stata pubblicata, in tre puntate, sui numeri di Settembre, Ottobre e Novembre 1966 di Car Craft Magazine della Petersen Publishing Company di Los Angeles. “Drag Racing Yesterday and Today”, di Wally Parks, è stato pubblicato nel 1966 dalla Trident Press di New York. Entrambi i testi sono, oggigiorno, introvabili o difficilmente reperibili, a prezzi astronomici, presso librerie on-line, forse.

I dodici numeri pubblicati da Hot Rod Magzine nel corso del 1998 ed i 48 editi da National Dragster nel 2001 rappresentano una fonte più recente e, di conseguenza, meno problematica da reperire: in entrambi i casi Direttori e Redattori si sono sforzati di ripercorrere i rispettivi cinquant’anni di pubblicazioni ininterrotte, ricordando “the way we were” unitamente ai fatti accaduti in mezzo secolo di storia.

Esistono poi monografie o numeri unici, in genere di taglio prevalentemente fotografico, che riportano testimonianze di vario tipo, quali “50 Years of Hot Rod” o “Forty Years of Stock Car Racing” (quest’ultimo in 4 volumi): sono abbastanza facilmente reperibili nelle Librerie on-line specializzate nel soggetto motoristico: gli indirizzi URL (delle Librerie) compaiono nella lista pubblicata in “Yellow Pages”. Più recenti e dedicati al periodo compreso tra i primi anni quaranta e l’immediato dopoguerra, alcuni interessanti volumi sulla “nascita” dello hot rodding sul letto disseccato dei cosiddetti laghi salati, dovuti a LeRoi Tex Smith, a Robert Genat ed a Tom Medley. “The Land Speed Record” in 5 volumi e “Drag Race to Win” sono testi molto speciali: il primo si occupa dei Recors mondiali di velocità su terra a partire dal 1898 mentre il secondo tratta, dal punto di vista del pilota, la tecnica dell’accelerazione.

La vera “source” libraria sul “fenomeno di costume” hot rodding è, però, rappresentata dal (relativamente) recente sforzo di Donald Montgomery il quale ha impiegato ben vent’anni (1987-2006) a raccogliere testimonianze e fotografie (non tutte tecnicamente eccellenti) sul decennio 1940-1950. I suoi otto volumi “Don Montgomery's Hot Rod Books” rappresentano, più che una fonte, la “prova” incontestabile di fatti, personaggi, events e tecniche di realizzazione propri di quel periodo. Una per tutte la continua e puntuale citazione dei Clubs di hot rodders in mancanza dei quali hot rodding non sarebbe esistito.

I volumi, ma anche supporti elettronici, squisitamente tecnici sono innumerevoli e spesso trattano un solo modello di auto comprendente le migliorie apportate durante gli anni di produzione: la panoramica più generale è stata quella coperta da “The Standard Catolog of American Cars” che parte addirittura dal 1892 e si articola in più volumi, così come i Manuals editi dalla Chilton Books, dalla Rivista “Motor” e dalla Haynes. Anche i Produttori di aftermarkets si dedicano all’Editoria e, qualche volta, sfornano veri e propri gioielli: “Drag Race Chassis Tuning Manual” della Alston (1985) e “Lower Engine Assembly” più “Upper Engine Assembly” (1999 e 2001) della Reher & Morrison.

Telaistica, motori ed impianti accessori rappresentano un altro oggetto di interesse, insieme alle varie tecniche di elaborazione: importante, per capire ciò che è meno noto ai più, qualche titolo: “How to Talk Car”,  “Auto Math Handbook”, i vari “Complete Book of Engines”. Anche nel caso specifico esistono testi in qualche modo storici, come “How to Buld Hot Rods and Race Them” di John Christy (The Bobbs-Merril Company, Inc. 1966), o “Building and Racing the Hot Rod” e “Hot Rod Chassis Construction” (Signet Books, 1966, per Hot Rod Magazine) oggi sostituibili con volumi più specializzati ed attuali.

Molto tecnici, ma interessanti per capire come lo hot rodder affronta i problemi della meccanica, “Engine Blueprinting” (1983) di Rick Voegelin e “Pro Engine Blueprinting” (1997) di Ben Watson; il primo volume è pubblicato da Car Tech Inc., e può essere integrato da altri interessanti volumi sui vari motori: “Chevrolet Big Block Interchange Manual”, “How To Build Smallblock Chevrolet” e “Small Block Chevy Performance” Volume I e II. Non mancano, ovviamente, testi sulle altre Marche.

Da considerare a parte “Power Secrets”, di Smockey Yunich, che, se unito ad almeno un paio di sue Autobiografie, rende piena giustizia al genio di un vero hot rodder.

Per finire quelli che gli hot rodders veri chiamano familiarmente gli “Hollanders” o, per esteso “Hollander Interchange Manuals”: ogni rondella, bullone, cerchio o pistone prodotti dal 1920 in avanti sono catalogati unitamente alla descrizione del possibile sostituto più economico o facilmente reperibile: una Bibbia del meccanico dilettante (hot rodder) che spiega quanto sia diffusa la tecnica dello “swapping” o trapianto di parti.

Un altro argomento molto trattato è quello che si occupa delle modifiche, di vario tipo, alla carrozzeria: dalla verniciatura ai veri lavori di carpenteria metallica. “How to Build Custom Cars” dovuto a LeRoi “Tex” Smith del 1989 è da considerarsi alla stregua di un primo tentativo “moderno” (argomenti già trattati nei primi anni sessanta da pubblicazioni specialistiche della Petersen) che ha suggerito, col passare del tempo, altre edizioni simili o più dettagliate.

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