Sidebar-top02
Euro_flag02
Italia02
GB_flag02
USA02
childsafe
SCCA_logo04 Road-racing02
Iron-Horse02
GAR2007_EventLogo_Small-(1)02

“Road Racing” è una specialità alquanto “tradizionale”: si tratta di corse su strada, per l’occasione chiusa al traffico, del tutto simile a quelle che una volta erano la “Mille Miglia”, la “Targa Florio” o la “Coppa delle Dolomiti” nel motorismo più tradizionale.

Nello hot rodding il road-racing entra allorquando in questo tipo di competizione è, od è stato, ammesso uno hot rod, comunque lo si voglia vedere.

Un primo scossone a questo tipo di definizione venne dato, nel 1971, da Brock Yates, prolifico Redattore di “Car & Driver” ed autore di numerosissimi testi sul motorismo, ideatore della famosa e mal compresa “Cannonball Run”.

La storia del Road Racing ha inizio nei primi anni cinquanta per iniziativa di Robert E. Petersen (deceduto nel 2007) e dello staff tecnico di HOT ROD Magazine con l’approssimativo veicolo che si può vedere nella foto in alto, in teoria l’ennesima versione del “roadster” Ford T usato sulle oval tracks. Ak Miller in persona e Ray Brock di HOT ROD Magazine furono incaricati della costruzione con l’assistenza di Doug Harrison (destinato ad essere il pilota), Clem TeBow e Pete Coltrin: il telaio fu lowered e motorizzato con un 8V Lincoln del 1953, la carrozzeria autocostruita. Al veicolo fu posto il nome di “Caballo de Hierro” od “Iron Horse” (cavallo di ferro) e venne iscritto con il numero di gara “11” nella Classe Sport alla “Carrera Panamericana” (meglio “Mexican Road Race”) del 1954, ultima edizione.

La gara fu preceduta da un periglioso trasferimento “con mezzi propri” e l’approssimativo bagagliaio carico di pezzi di ricambio, racimolati nei garages di volenterosi, che non evitò un buco in un pistone, poi riparato con un pezzo di metallo, ed altri guai durante la competizione, fino al traguardo, dove la “number eleven” risultò settima, subito dietro un nugolo di Ferrari. Da notare che molti storici confondono “Caballo de Hierro” con una Lincoln di produzione, essendo che un preparatissimo Team Ufficiale, completo di autocarri per l’assistenza, si era iscritto a quella Edizione, ma arrivò dietro lo hot rod di HOT ROD Magazine.

La più nota corsa su strada disputata negli Stati Uniti è, senza ombra di dubbio, la “Cannonball Baker Sea-to-Shining-Sea Memorial Trophy Dash” che partiva dal Red Ball Garage sito nella 31a Est di New York, per arrivare, senza fermate, al Portofino Inn di Redondo Beach, in California: lo scopo era quello di dimostrare che agli inizi degli anni settanta qualsiasi vettura avrebbe potuto: a) compiere la traversata degli States non-stop; b) evitare, per quanto possibile, una collezione di “tickets” (multe) anche se c) l’obbiettivo primario era quello di percorrere più di tremila miglia su strada aperta al traffico nel minor tempo possibile.

Il nome della competizione rendeva, in parte, omaggio a Erwin George “Cannon Ball” Baker (v. “Bikes and Bikers”), un collezionista di records che già aveva tentato, con successo, l’impresa sia su due che su quattro ruote. Gli appassionati del genere faranno bene a leggersi “CANNONBALL! World Greatest Outlaw Road Race” scritto dall’ideatore, anche per scoprire che molti episodi esagerati in tre films poi girati sull’argomento, altro non sono che “fatti e misfatti” realmente verificatisi durante le edizioni disputatesi dal 1971 al 1979. Il motto della Cannonball era più che esplicito: “There is only one rule - there are no rules” (c’è una sola regola: non ci sono regole) ed i risultati lo confermano: l’ultima Cannonball, disputata nel 1979 (1-3 Aprile), fece registrare il tempo più basso, 32 ore e 51 primi, con una Jaguar XJS pilotata da Dave Heinz e Dave Yarborough (quest’ultimo da non confondere con Cale Yarborough, pilota di stock-cars).

Brock Yates sostiene di essersi reso conto che dal 1980 in poi, ed a maggior ragione nei decenni successivi, la Cannonball non aveva più senso, vuoi per l’allargamento della rete di highways, vuoi per il vertiginoso aumento del traffico.

Nel 1984, sempre per iniziativa di Brock Yates, la Cannonball fu riesumata con una formula più adatta ai tempi ed una denominazione più semplice: “Cannonball - One Lap America”. Per evitare il traffico, i concorrenti si trasferivano a velocità controllata avendo come meta tutta una serie di impianti sportivi sui quali avevano la possibilità di scatenare tutta la cavalleria, accumulando punti. Inutile dire che c’era molto meno gusto!

 Ciononostante le corse su strada non sono state definitivamente abbandonate dagli amanti della guida (anche ad alta velocità): la “Great American Race” (vedi il logo in alto a sinistra) si propone, per il 2008, di ripetere le gesta dei pionieri organizzando nientemeno che la “Parigi-Pechino”. già denominata “raid” agli inizi del secolo scorso.

Un appassionante capitolo delle corse su strada (questa volta chiuse al traffico) alla prossima page “Flying Mile”.

Ford_M02
translation-f02
designFC02
envelope
business-card02
phone
my Banner
outlook02