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Il “Drag Safari”, organizzato per la prima volta nell’estate 1954 dalla N.H.R.A., è l’elemento storico più ignorato da tutti i sostenitori della drag race, soprattutto dai più recenti. Successivamente noto come “Safety Safari” ha l’enorme pregio di aver introdotto, nel 1954, ben 11 anni prima che Ralph Nader pubblicasse “Unsafe at Any Speed”, il concetto di prevenzione in tema di sicurezza nelle competizioni motoristiche.

Ancor meno noto il fatto per cui il “Safety Safari” è attualmente presente, sotto forma di Team preparatissimo, munito di mezzi ed uomini altamente specializzati, ovunque si disputi una drag race sotto l’egida della National Hot Rod Association.

Nell’estate 1951, con il recentissimo scoppio della Guerra di Corea, sembrava si dovesse ripetere, per il motorismo sportivo americano, ciò che era già accaduto soltanto dieci anni prima. Per fortuna le cose non andarono così e si verificò, invece, un fatto inaspettato per gli uomini della neonata N.H.R.A.: i Clubs iscritti in pochi mesi erano 125, sparsi in tutta la Nazione, formati da un elevato numero di hot rodders, tutti desiderosi di conoscere nei dettagli la nuova regolamentazione della drag race.

Wally Parks, nel suo “Drag Racing Yesterday and Today”, riferisce che le pochissime stanze della Sede (Glendora, California) erano quotidianamente invase dalla posta contenuta nei sacchi consegnati dagli uomini dell’ US Postal Service: migliaia di lettere, ciascuna zeppa di quesiti prevalentemente tecnici, che richiedevano risposte, possibilmente a stretto giro di posta.

Una sua frase è rimasta famosa: “dopo molte notti insonni e galloni di caffè nero” gli uomini del Comitato Tecnico e Parks presero la decisione più logica: contattare di persona, in casa loro, ciascuno dei Clubs i cui membri avevano posto domande.

E così fu fatto, certamente non senza difficoltà: la N.H.R.A. non disponeva di fondi sufficienti, quindi Bud Coons (ex sergente di Polizia...) mise a disposizione la sua station wagon Dodge Red Ram e fu acquistata una roulotte Wiking usata da agganciare alla Dodge. Fu anche reperito uno Sponsor (Mobil, marca di carburanti e distributrice di gas domestico in bombole) che consentisse di sostenere le spese prevedibili in un tour lunghissimo.

La minuscola carovana partì da Los Angeles il 10 Giugno 1954, in sordina, si potrebbe dire, se non fosse per le foto fatte scattare dalla Mobil, dopo aver comunicato ai Clubs il prevedibile itinerario e confermato le date stabilite.

La prima avventura imprevista fu costituita da una serie di fermate “obbligate” da hot rodders i quali, riconosciuto il logo ed i colori della loro Association, pretendevano, a tutti i costi, di contattare i “technical inspectors”. Questi episodi si sarebbero ripetuti anche nel prosieguo del viaggio e persino nelle due edizioni successive, 1955 e 1956.

La cronaca dettagliata fornita da Wally Parks è interessante, qualche volta riporta episodi comici o ridicoli, a seconda dei punti di vista, ma consente di ricavare moltissimi insegnamenti su “come effettivamente andarono le cose” nello sviluppo della drag race: per di più sono tutti legati al concetto di Sicurezza. Innanzitutto fu possibile stabilire, dopo pochi mesi, che le misure di sicurezza non influivano negativamente sulle prestazioni, anzi, garantendo maggior affidabilità e consistenza si traducevano in un vantaggio per gli hot rodders: con sorpresa dei techs, furono gli stessi neo drag racers a stabilire per primi questo importantissimo principio. In secondo luogo fu presto evidente che lo stesso Pubblico si sentiva “più tranquillo” quando poteva osservare che “alcuni estranei” supervisionavano le “modified cars” e concedevano (o meno) l’autorizzazione a competere in gara. Il terzo vantaggio fu tratto (immediatamente e con il passare del tempo) dai colloqui che Bud Coons e compagni avevano pianificato con le Autorità Locali.

Molti Sindaci, Sceriffi e Consigli Comunali conoscevano, per sentito dire e sotto una luce negativa, l’esistenza della drag race: la presenza e l’operatività di un Organismo nazionale che regolamentasse ed appoggiasse le attività dei teen-agers motorizzati spinse la maggioranza a riconsiderare le loro posizioni. In molti casi le Autorità appoggiarono la costruzione “ex novo” di una strip sul territorio da esse controllato, in altri si adoperarono perchè appositi spazi fossero riservati od assegnati agli hot rodders, in un caso un Senatore si impegnò addirittura a portare a Washington, al Congresso, una memoria di 75 pagine in appoggio alla drag race, come nuovo sport degno di considerazione.

L’effetto a lungo termine ottenuto dal Safety Safari fu, però, di gran lunga il più importante: per la prima volta, da decenni, la Pubblica Opinione era disponibile e pronta a modificare radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti degli hot rodders. La campagna messa in atto dalle Forze Armate per il loro reclutamento tra le fila dei propri tecnici, la prova migliore.

A questo scopo contribuì, in modo determinante, la creazione della Speed Equipment Manufacturers Association, formata, nel 1963, quasi esclusivamente da Produttori di aftermarkets già hot rodders, e la creazione, circa dieci anni dopo, della SEMA Foundation Inc., un Ente senza scopo di lucro incaricato di testare e certificare la sicurezza e l’affidabilità di molti particolari impiegati nelle competizioni: oggi le S.F.I. specs (specifiche) costituiscono il riferimento in tutte le “General Regulations” di moltissime Organizzazioni sportive (F.I.A. compresa).

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