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La prima esplorazione circa la possibilità di esibire ad un pubblico attento una o più vetture modificate è dovuta ai Gestori di locali pubblici, situati nelle vicinanze dei Viali più frequentati di Los Angeles, o strategicamente dotati di ampi parcheggi: è assodato che i Gestori riservavano una apposita bacheca, situata nel retrobottega, ai “tin trophies” (coppe di latta) vinti dai loro più assidui frequentatori. L’inevitabile passaparola tra hot rodders procurava nuova Clientela ai Locali più “a la page”.

Il primo esperimento “organizzato” è invece dovuto alla South California Timing Association che ottenne l’uso della Caserma della Guardia Nazionale di Los Angeles quale terreno espositivo per il primo “Hot Rod Show” tenutosi nel Gennaio 1948, publicizzato anche sulle pagine del neonato HOT ROD Magazine, e frequentato nei tre giorni da ben 55.000 spettatori: non ultimo motivo di interesse la costruzione “dal vivo”, affrontata da membri della S.C.T.A., di due hot rods, poi messi in palio tra gli spettatori che dovevano votare il “Best in Show” per la prima volta nella storia.

Questo primo tentativo conteneva già quasi tutti gli elementi distintivi dei “raduni” di hot rods a venire: ampio spazio per l’esposizione, accesso consentito al Pubblico fino a poter toccare le vetture, presenza dei realizzatori che fornissero le spiegazioni richieste, stands riservati ai Produttori di “aftermarkets” e copertura dei media. Nel medesimo anno si ripete a Sacramento e nel 1950 (19 Gennaio) si registra la prima edizione dello “Oakland National Roadster Show”, destinato a rimanere una pietra miliare ancora valida nel terzo millennio.

Lo Show “classico” non avrebbe avuto il successo che meritava se due fratelli, Bob e Marvin Larivee, non avessero affrontato la questione sotto il profilo imprenditoriale a partire dal 1959, quando già molti altri “promoters” (Organizzatori) iniziavano a dar segni di stanchezza. HOT ROD, CAR CRAFT e ROD & CUSTOM costituivano la vetrina più ambita da tutti indistintamente gli hot rodders e c’era quindi bisogno di nuove idee.

I Larivee non ebbero inizi facili: perdite finanziarie e scarsa affluenza di pubblico non li scoraggiarono. Con la creazione di una Società “ad hoc” (la Promotion, Inc.) ed il reclutamento di validi collaboratori, i due fratelli iniziarono a tessere una rete di “joint-ventures” importanti quale era quella con la “Custom Caravan” della Ford o le “esclusive” concesse ai customizers di alto livello. In capo a pochi anni gli Shows organizzati dai Larivee divennero gli unici ai quali era possibile osservare dal vivo le tendenze stabilite dai Barris o da Dean Jeffries, ma anche colloquiare e farsi fotografare con le “starlets” di Hollywood, le playmates di Playboy od i protagonisti dei serials televisivi. Le eslusive vennero abilmente mascherate con montagne di premi riservati al pubblico (dozzine di auto nuove di zecca) e le Giurie scelte tra gente del mestiere.

E’ discutibile, sotto il profilo del buon gusto (anche quello di un attuale hot rodder) la presentazione di auto (moto, camions, motoscafi) che si diceva potessero percorrere, a spinta, il solo percorso dal carrello all’asfalto della strada, le cosiddette “trailer queens”, regine del rimorchio, quali molti esemplari destinati esclusivamente a far da make-up ai modelli in scala prodotti dalla Monogram, AMT, ERTL e compagnia, ma è un fatto che lo Show sopravvisse, per almeno dieci anni, grazie alle esagerazioni inscenate dai Larivee.

Lo Show era destinato ad essere soppiantato dai Mega-raduni nati sull’onda del successo di quello organizzato da Car Craft nel 1972, ma riuscì, comunque, a trovare nuovi e più importanti sbocchi. A parte le ininterrotte edizioni di quelli più solidi (ad esempio l’Oakland) una semisconosciuta Association tra produttori di aftermarket parts aveva iniziato ad esplorare una nuova via, dettata dalle necessità puramente commerciali della presentazione e diffusioni di nuovi prodotti certificati.

La Seed Equipment Manufacturers Association, fondata nel 1963 da un pugno di uomini, aveva, agli inizi, la semplice necessità di tutelare i Marchi di Fabbrica dei propri Associati, marchi impudentemente replicati dalle Produttrici di modelli in scala per rendere “più realistici” i loro prodotti. Dopo alcuni esperimenti nei tardi anni sessanta, con solo cento stands della prima edizione, la S.E.M.A., ora Specialty Equipment Market Association, organizzò il S.E.M.A. Show in programma tutti gli anni a Novembre, assurto a punto di riferimento per chiunque sia interessato al mercato motoristico in generale. Centomila Espositori provenineti da cento Paesi del Mondo ne fanno un evento unico per dimensioni ed importanza. HOT ROD Magazine ha affermato, in occasione dell’Edizione 2005, che l’intera Redazione ha potuto “rendersi conto” della vastità dell’esposizione “visitando in qualche modo” appena un quarto dell’intero Show, “dedicando ben più del doppio del normale orario d’ufficio” durante i quattro giorni di apertura al pubblico più i due giorni riservati agli Operatori.

Affermare che questa è la nuova tendenza dello Show, potrebbe essere confortato dai profondi mutamenti che anche le analoghe Esposizioni europee hanno subito, probabilmente sulla falsariga americana. Se così fosse, forse, siamo pronti ad accettare anche il fenomeno di costume hot rodding.

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Dal parcheggio del “Piccadilly” al S.E.M.A. Show: queste due fotogtafie sono divise da almeno sessant’anni di storia caretterizzati dalla presenza di hot rods e custom cars sulle strade d’America.

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I due manifesti raffigurati sopra sono divisi da quarantatre anni di Shows organizzati da piccoli Club di Contea.

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