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Solo-racing è una specialità che richiede grande padronanza del proprio mezzo e notevole confidenza di guida: è nata agli inizi degli anni settanta come prova di abilità riservata ad hot rods e custom cars durante i raduni. Agli effetti pratici era una prova destinata a dimostrare che hot rods e customs “non sono trailers’ queen” (regine del rimorchio), ma vere “streetable cars”.

Ha molti punti di contatto con il nostro “slalom” ma si svolge preferibilmente in ampi spazi dove chi disegna il percorso ha più possibilità di sbizzarrirsi, anzichè su strada: accade così che il tracciato (oltre alle solite serpentine) presenti tratti in accelerazione, curve di vario genere, intersezioni ed addirittura tratti in retromarcia (prova di parcheggio, per esempio). Sarebbe l’ideale per i possessori di auto sportive, di “americane” e Gran Turismo, i cui proprietari “non si fidano” a strapazzare troppo motore, trasmissione e cambio in specialità ritenute più impegnative.

La gara si svolge “in solitario” (una macchina per volta) e si “corre contro il cronometro”.

Alla pagina “Diagrams” cito un libretto veramente utile a chi desideri capire ed eventualmente disegnare un percorso adatto alla disputa di una competizione “Solo Racing”. Leggendo il testo, innanzitutto, si capisce come “Solo Racing” non sia assolutamente da confondere con lo “Slalom” di casa nostra: le differenze sono pressochè radicali perchè il “Solo Racing” si disputa di preferenza su ampi piazzali o piazzole d’aereoporto e non su strada od in pista. La particolarità e l’abilità di chi disegna un simile percorso risiede nella fantasia, nella capacità di sfruttare razionalemnte lo spazio disponibile e nel fornire il massimo di varietà nelle curve e nelle manovre proposte, senza penalizzare il concorrente già in fase di preparazione.

Il percorso “deve essere scorrevole”, dice Roger H. Johnson, “perchè Solo Racing è una competizione contro il cronometro e certamente non contro le difficoltà eventualmente proposte dagli Organizzatori”.

Johnson si procura una pianta del sito in scala sufficientemente dettagliata ed inizia ad immaginare una bozza del percorso che viene successivamente disegnato partendo dalle curve: per la precisione dal “raggio teorico” delle curve. Una volta effettuato questo passo si uniscono gli elementi fissi con tratti rettilinei che possano consentire accelerazione, velocità e un paio di “serpentine” tra i birilli.

A proposito di birilli Johnson dice, a ragione, che molti percorsi sono “fondamentalmente errati” per la disposizione “equidistante” dei coni di gomma “senza tenere conto della visuale del concorrente”: non certamente su un foglio di cafta millimetrata, bensì dal posto di guida della sua auto. Lo studio della prospettiva riempie una buona metà del volume di Johnson e permette di capire come la sua affermazione sia profondamente esatta.

Molti dei percorsi approntati (negli U.S.A.) dai Commissari S.C.C.A. prevedono semplici varianti che possono essere “messe in opera” nell’intervallo tra la partecipazione di vetture più o meno performanti o prevista tra le batterie e la finale, quando si presume che i Concorrenti abbiano, in qualche modo, memorizzato il percorso.

Un’altra valida prerogativa di Johnson è “la prova sul campo” che gli consente di eliminare o correggere piccole imperfezioni non rilevabili in sede di progetto: prova che, spesso, come in occasione di Campionati importanti, viene fatta ripetere a piloti esperti e non iscritti alla gara in questione. In più la S.C.C.A. mette a disposizione un ampio data-base sull’accelerazione laterale di vai modelli di auto, dalle import-cars alla Corvette, per evitare che qualche vettura “non possa assolutamente affrontare la curva” troppo stretta.

Non tutte le Gare Solo Racing possono vantare una simile preparazione, ma un segnale della cura messa nel favorire i Concorrenti sta, ad esempio, nella disposizione di coni rovesciati il cui culmine (punta) indica la direzione da prendere in prossimità di una curva, evitando brusche frenate o disastrosi travolgimenti in serie di birilli, nel caso non si fosse esattamente compreso lo sviluppo del percorso.

Teoricamente, e nel caso si disponesse di spazio sufficientemente abbondante, un percorso potrebbe prevedere tornanti e curve paraboliche, tratti di accelerazione e manovre di parcheggio, guadi artificiali o naturali ed addirittura uno “steering pad” circolare con successiva serpentina o tratto in leggera salita.

A mio modo di vedere “Solo Racing” dovrebbe essere uno dei progetti “ad alto contenuto didattico” da proporre, a costi contenuti, a chiunque voglia veramente capire “come si dovrebbe guidare” con spiccata preferenza per TUTTA la gioventù neopatentata, motorizzata (auto e moto) e desiderosa di misurarsi in competizione: la quale ultima deve essere, sempre e solamente, organizzata e legalizzata.

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Video promozionale Sports Car Club of America

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To the page DIAGRAMS to see a SOLO RACING design

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