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Ernst Holmes Sr., da Chattanooga (Tennessee), è considerato da alcuni storici il precursore dell’industria dei trasporti su gomma (negli U.S.A.) perchè nel 1916 aiutò un amico utilizzando una Cadillac 1913 modificata per trainare un’auto in panne. Dopo questo episodio Holmes pensò bene di trasformare questa occasionale esperienza in una regolare attività industriale e commerciale brevettando, prima di tutto, le modifiche apportate alla Cadillac. La sua attività risulta poi continuata dal figlio Ernst Holmes Jr.

A parziale smentita della precedente affermazione la Fargo Motor Car Company, tra il 1913 ed il 1922 vendeva una completa linea di “trucks”, poi rilevata, con l’intera fabbrica, dalla Chrysler Corporation la quale, nel 1928, creò la Fargo Motor Corporation con l’unico scopo di produrre e vendere autoveicoli per il trasposrto di merci.

La verità sta, comunque, da tutt’altra parte: come al solito precursore, Henry Ford costruì un “truck” al terzo tentativo (nella realizzazione di un veicolo auto-mobile), già nel 1900. Dopo una serie di adattamenti estemporanei (molti dei quali tentati al di fuori della Fo.Mo.Co.) la prima serie di autotelai esclusivamente concepiti per il trasposrto di merci si concretizzò in Ford nel 1917 con un autocarro chiamato Ford model T One-Ton Truck. Ma già nel 1907 la Ford Motor Company aveva sperimentato l’uso di motori alimentati a benzina per la costruzione di un trattore utilizzato in agricoltura.

Prima di tutti gli altri, Ford compreso, dobbiamo considerare anche John “Jack” Mack, il quale contemporaneamente ad Henry Ford, nel 1900, riesce a costruire, con l’aiuto del fratello August “Gus” Mack, il primo truck autocostruito in otto anni di lavoro: l’idea è quindi del 1892 e risulta motivata dalla necessità di “non utilizzare vecchie parti di auto”. Infatti Mack, dal 1893, è proprietario, con il fratello, di una fabbrica di carri situata a Brooklin, nella città di New York ed il primo truck risulta essere un carro dotato di motore a quattro cilindri e cambio a tre marce (tutto autocostruito), destinato al trasporto di venti turisti nella visita alla città. Dopo otto anni di onorato servizio il prototipo “Old Number One” viene trasformato in autocarro e ritirato diciassette anni dopo la costruzione con una carriera che vantava un milione di miglia percorse.

Nel 1911 la Mack è censita come la più importante costruttrice di “Heavy Duty Trucks” (autocarri da trasporto pesante) in America, con ben 600 unità vendute nel corso dell’anno.

La relativamente difficile (e contradditoria) ricerca della verità sul primo (in ordine di tempo) Produttore di “veicoli industriali” ci porta ad un vero e proprio mito dei trasporti americani, la Mack Trucks Inc., appunto, la cui attuale ragione sociale risale al 1922. Dopo aver venduto i propri autocarri persino all’Esercito Inglese (Prima Guerra Mondiale) la Mack si guadagnò fama per la durata e l’affidabilità degli autocarri tanto che proprio i soldati inglesi le attribuirono il soprannome di “Bulldog Mack” e da qual momento il cane dal muso schiacciato divenne il simbolo della Marca.

La domanda di autocarri, in un Paese sconfinato come gli Stati Uniti d’America, era evidentemente, molto alta: nel 1925 erano operative non meno di 300 Fabbriche di autocarri per il trasposrto “pesante” (drammaticamente ridotte a sole nove nel 1990). La supposizione è da considerarsi esatta se si pensa che nel 1915 viene costruito il “Gersix”, progenitore della linea “Kenworth”, con telaio in acciaio e propulsore a sei cilindri; che dopo il 1920 diventa operativa la “White Motor Company”; che negli anni trenta la “Consolidated Freightways” inizia la distribuzione dei “Freightliners”; che, per finire, nel 1967 viene fondata la “Western Star Trucks”.

Tutta questa sfilza di dati e di episodi, però, non giustificherebbe l’inclusione dei trucks nello hot rodding, se non fosse per la loro diffusione ancor più pronunciata negli anni settanta, quando i “truckers” (autista di autocarro) iniziarono a copiare le tecniche di personalizzazione impiegate da hot rodders e customizers.

La valutazione estetica di una motrice induce ad una certa dose di ammirazione (si parla sempre di patiti della meccanica), ma due motrici identiche nel parcheggio di una Stazione di Servizio lungo una Highway non provocano “il doppio dell’ammirazione”. Al contrario, se dotate del loro “trailer” (semirimorchio o rimorchio), fanno pensare immediatamente allo spazio occupato e l’ammirazione per la mole e la meccanica in questa racchiusa, vanno a farsi benedire.

Non è molto chiaro se furono i “fire-trucks” (rossi, cromati abbondantemente, dotati di accessori impensabili racchiusi in appositi alloggiamenti aggiunti) a fornire la prima fonte di ispirazione o se, al contrario il “flame-job” di hot rods e custom cars fu la vera spinta imitativa, fatto sta che la motrice di un truck iniziò a “dover essere” personalizzata.

La motivazione veniva dallo stesso ritmo del lavoro, massacrante, prolungato per lunghissime ore in totale solitudine, lungo paesaggi che potevano cambiare letteralmente dal mattino alla sera: in questo scenario il trucker scoprì la necessità di crearsi un ambiente che potesse fargli da punto di riferimento, esattamente come capita alla donna che desidera trasferire la propria personalità nell’arredamento casalingo. A questo proposito è interessante notare che la prima donna alla quale venne rilasciata una patente di guida per veicoli commerciali (negli U.S.A.) risulta essere una certa Lillie Elisabeth McGee (1897-1974): questa donna imprenditrice ottenne la “truck driver’s licence” nel 1929.

La “extended cab” (cabina allungata) ove sistemare la cuccetta ed un fornello per scaldare cibi e caffè, che spesso veniva proposta dalla Fabbrica come uno scatolone sommariamente appiccicato alla motrice, diventò una palestra per rendere “custom” interni ed esterni, aggiungendo alette parasole, scarichi e filtri cromati, serbatoi ausiliari, appendici aereodinamiche, specchi retrovisori surdimensionati, fanaleria, trombe supplementari e verniciatura personalizzata, poi migrata anche sul semirimorchio sotto forma di “murales” che ricordassero lo Stato d’origine o le passioni segrete del trucker.

Così trasformato il truck entrò a far parte del circuito degli Show in apposite Classi, insieme ai pick-ups ed ai van, ma chi aveva ambizioni velocistiche non dimenticò “the Salt” ed è così che un autocarro ha stabilito nella Classe U/DT (Unlimited Diesel Trucks) il primato (Agosto 2003) con la velocità di 272,685 mph (438,750 km/h).

“The Phoenix” è spinto da un diesel 8V di dodici litri modello 92TA, eroga 445 HP a 2100 giri/minuto ed è accoppiato ad un cambio Allison a 5 marce. La trazione è su tutte e quattro le ruote.

Chiunque corra sui Bonneville Salt Flats è, sicuramente, un vero hot rodder. Anche un trucker.

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